buio bosco

Il mistero irrisolto dell’assassinio all’Ecomostro: “Cuore di tenebra”

La Storia By Ago 23, 2023

Terza e penultima puntata del giallo villasantese dell’estate scritto dall’intelligenza artificiale. Il commissario De Luca farà un incontro inaspettato.

Il giorno dopo De Luca decise di tornare all’ecomostro, ma di farlo direttamente a tarda sera. Era convinto che solo nel cuore delle tenebre avrebbe trovato gli indizi necessari per chiarire il mistero nel quale si era imbattuto.

Quando arrivò sul posto il rombo dei tuoni riecheggiava nel buio della notte. Mentre De Luca si addentrava con cautela nell’ecomostro di Villasanta, i lampi illuminavano frammenti di realtà, rendendo le ombre ancora più sinistre. Quella zona, che si sarebbe voluta essere fiorente e pulsante di vita, era invece diventata un labirinto abbandonato e spettrale.

De Luca portava con sé il Libro degli Abissi, quel sinistro manoscritto che aveva scoperto nella misteriosa capanna tra gli alberi. Gli strani simboli e le frasi incomprensibili in esso contenuti lo avevano affascinato e spaventato allo stesso tempo. Era come se quelle pagine rivelassero un mondo oscuramente nascosto, una realtà parallela che si mescolava alla sua.

Il commissario avanzava tra erbacce e detriti, tra lo sporco e la desolazione di quel luogo, con Dante al suo fianco, sempre vigile e attento. Si sentiva osservato, come se qualcosa o qualcuno lo seguisse nell’ombra. Ma De Luca non si lasciò intimidire; la sua sete di verità era più forte di qualsiasi minaccia.

Arrivò in un cortile illuminato dai lampi. Lì si sarebbero dovuti ritrovare gli abitanti del quartiere. Invece, era avvolto da un silenzio tombale. De Luca scrutò attorno a sé, cercando indizi che potessero collegarsi alla scomparsa di Antonio Castelli.

All’improvviso, un sussurro gli attraversò l’orecchio, quasi un richiamo fantasmagorico. Si girò di scatto, ma non vide nessuno. Continuò ad avanzare, sempre più attento ai suoni che provenivano dalle ombre. Poi, udì un fruscio furtivo provenire da un lato.

Con il cuore che batteva all’impazzata, De Luca si incamminò verso quella direzione, avvicinandosi con passo sicuro ma silenzioso. Il richiamo si fece più forte, come un’eco proveniente da un mondo ignoto.

Alla fine si trovò dinnanzi a una figura scura, appoggiata a una parete diroccata. Era un uomo dall’aspetto trasandato e con gli occhi persi nel vuoto. Era Antonio Castelli, l’uomo scomparso. La sua barba ispida e gli abiti logori testimoniavano la sofferenza e il degrado subito nelle settimane di assenza.

“Antonio, sono il commissario De Luca. Sono qui per aiutarti,” disse De Luca con calma, cercando di non spaventarlo ulteriormente.

Castelli alzò lo sguardo, ma il suo sguardo sembrava privo di vita, come se avesse visto qualcosa di inimmaginabile. “Non puoi aiutarmi… non più,” mormorò a stento.

“Cosa ti è successo? Dove sei stato tutto questo tempo?”

Castelli esitò, come se cercasse di raccogliere le parole per raccontare una terribile verità. “Qui… nell’ecomostro… ci sono presenze oscure. Creature che si nutrono delle nostre paure e dei nostri segreti. Hanno portato via la mia anima, mi hanno ridotto a un guscio vuoto.”

De Luca annuì comprensivo, anche se il suo scetticismo di investigatore lo spinse a cercare una spiegazione razionale. Ma l’atmosfera sovrannaturale dell’ecomostro lo faceva vacillare, rendendo plausibili anche le storie più incredibili.

“Devi lasciare questo posto, Antonio. Torniamo alla civiltà, e ti aiuterò a riprenderti,” disse De Luca con fermezza.

Ma Castelli scosse la testa. “Non puoi capire, commissario. Sono condannato a vagare tra queste ombre per l’eternità.”

Il cuore di De Luca si strinse. Doveva fare qualcosa per aiutare quell’uomo, ma il suo istinto gli suggeriva che l’eco di una forza oscura si celasse tra quelle mura abbandonate.

Mentre cercava di convincere Castelli a seguirlo, un rumore sinistro si fece sentire alle loro spalle. Si voltarono entrambi e videro delle figure umanoidi, oscure e informi, emergere dalle ombre circostanti. La loro presenza era palpabile, emanavano un’aura di malevolenza che fece gelare il sangue nelle vene di De Luca.

“Dobbiamo andare, ora!” esclamò il commissario, afferrando il braccio di Castelli e trascinandolo con sé verso l’uscita dell’ecomostro.

Le creature si avvicinavano, emettendo strani sibili, ma De Luca non si fermò. Corsero attraverso il buio, spintonando i detriti lungo il cammino, fino a quando raggiunsero il limite dell’ecomostro.

Quando finalmente uscirono dalla zona maledetta, De Luca guardò Castelli negli occhi e gli disse: “Stai con me, Antonio. Troveremo un modo per sconfiggere quelle oscure presenze. Non sei solo in questa lotta.”

Il viso di Castelli si illuminò per un attimo, come se la speranza stesse lottando per riaffiorare. Ma la minaccia dell’ecomostro era ancora alle sue spalle, e il commissario De Luca sapeva che l’ultima battaglia sarebbe stata la più pericolosa e inafferrabile di tutte.

Con la sua determinazione rinnovata, De Luca si preparò a fare ciò che avrebbe fatto qualsiasi investigatore degno di questo nome: scendere negli abissi dell’ecomostro dell’orrore, in cerca di verità e giustizia.

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