Piazza Europa

Piazza Europa: trasformare un’isola di calore in uno spazio sostenibile è ancora possibile

Green e Sostenibilità By Giu 06, 2023

Una sola auto in sosta sotto il sole arriva a 80° aumentando la temperatura dell’aria circostante. L’assenza di ombra nella piazza ha conseguenze sull’ambiente, sulla nostra salute e sulle nostre tasche. Ma si può ancora rimediare.

Poco prima che venisse inaugurata piazza Europa – molto tempo prima che nascesse Io Scelgo Villasanta – avevo fatto un post nel gruppo Facebook di “Sei di Villasanta se” in cui chiedevo chi fosse quel genio che aveva deciso di ristrutturare in quel modo quello spazio.

All’epoca, ancora abbastanza ingenua sulle dinamiche villasantesi, non sapevo che l’argomento fosse così caldo da creare una ennesima spaccatura tra chi doveva difendere l’amministrazione in carica (quella della giunta Ornago) e chi invece la denigrava a qualunque costo. Mi sembrava però che quell’operazione avesse poco di moderno ed ecologico.

Gli amministratori danno spesso patrocini ad eventi e conferenze che trattano di alberi, o di spreco dell’acqua, o di ambiente in generale, e questo è encomiabile, perché diffondere la cultura della sostenibilità oggi è un dovere. Ma alle parole dovrebbero poi seguire anche i fatti e quindi, ad esempio, si dovrebbe evitare di tagliare alberi senza sapere poi se, quando e dove ne verranno ripiantati.

Taglio alberi scuola Villa
Il taglio degli alberi della scuola Villa

Nel 2023 sarebbe anche il caso di cominciare a pensare che il verde deve essere considerato a tutti gli effetti una infrastruttura urbana da sfruttare e inserire negli spazi di socialità e in tutte le opere che si realizzano, soprattutto quelle pubbliche, perché le proprietà che porta sono l’essenza della sostenibilità: crea socialità, assorbe l’inquinamento e abbassa i livelli di Co2 rinfrescando l’aria circostante e, non meno importante, fa risparmiare energia elettrica.  

PIAZZA EUROPA E’ UN’ISOLA DI CALORE

Il tema che ponevo con quel post su Facebook, ad li dà del gusto – discutibile, ma questo è soggettivo –, era di carattere ambientale: come si è potuto pensare, in quest’epoca di emergenza climatica, di progettare uno spazio così ampio trasformandolo in una vera e propria isola di calore?

La risposta che ne ho ricevuto da parte dei sostenitori della piazza è stata più o meno questa: “Ma tanto abbiamo il parco”, come se questa fosse la giustificazione a qualsiasi intervento che non contempli anche un aspetto ecologico e ambientale.

Perché dico tutto ciò? Quando la piazza è stata inaugurata avevano detto che era una piazza ecologica. Uno dei pochi aspetti positivi della ristrutturazione infatti è stato il materiale che è stato utilizzato per la pavimentazione: drenante, ma questa caratteristica deve essere combinata con la creazione di aree verdi e ombreggiate, altrimenti non si può definire quello spazio ecologico.

Un’automobile sotto il sole, con una temperatura esterna di circa 25°, arriva a 80°/90°, aumentando notevolmente la temperatura circostante. Immaginate se si arriva a 40° costanti, come è successo lo scorso anno. Moltiplicate per 200 macchine in sosta nel parcheggio, capirete bene che non è propriamente quella che si definisce un’operazione ecologica. Inoltre, è uno spazio chiuso circondato da alti palazzi che non consentono la ventilazione naturale. Si tratta poi di uno degli ingressi al centro città, a poca distanza da una delle due scuole elementari, oltre ad ospitare il mercato cittadino del venerdì. Diciamo che presumibilmente è un luogo ad alto scorrimento, con poca circolazione d’aria.

L’isola di calore di Milano e dintorni

UN LUOGO AD ALTA CONCENTRAZIONE DI CO2

Ci sono i portici, certo, portici che però non forniscono ombra alle auto e non creano la ventilazione necessaria a rinfrescare l’ambiente.

La mancanza di ombra, oltre ad avere effetti negativi ad esempio sulla carrozzeria dei veicoli, ha, come abbiamo visto, effetti devastanti sull’ambiente perché produce un’isola di calore urbana, che aumenta la concentrazione di inquinanti influendo sulla qualità dell’aria.

Inoltre, comporta un aumento dei consumi di energia elettrica per il raffrescamento estivo, e un aumento delle emissioni di CO2, causa principale del riscaldamento globale. Il tutto si ripercuote poi ovviamente sulla salute di tutti noi, ma anche sulle nostre tasche, proprio per i maggiori consumi energetici.

MAGGIORI COSTI ENERGETICI E NEMMENO UNA COLONNINA DI RICARICA

Uno studio mostra come l’isola di calore e il riscaldamento urbano incidano sui consumi elettrici delle città: ogni grado di temperatura dell’aria che aumenta, corrisponde un aumento dei consumi elettrici tra lo 0,45% e l’8,5%.

A proposito di consumi energetici, non è stata prevista nemmeno una colonnina elettrica. E’ possibile pensare che nel 2021, anno di inaugurazione della piazza, in un parcheggio pubblico non si pensi nemmeno ad una colonnina elettrica? In tutta Villasanta, bisogna andare alla pompa di benzina di via Leonardo da Vinci per poter ricaricare l’auto ed è l’unica colonnina a disposizione del pubblico in tutta la città.

Inoltre, se si pensasse ad una struttura che crea ombra in tutta la piazza, si potrebbe sfruttare lo spazio per pannelli fotovoltaici utili anche al lavoro che il tavolo energia, guidato da Sergio Venezia, sta portando avanti con tanta fatica, in attesa che arrivino i decreti attuativi per la definizione delle Comunità energetiche.

L’INTERLOCUZIONE CON IL SINDACO

All’epoca di quel post su Facebook di cui sopra, avevo scritto anche al sindaco per avanzare alcune proposte, perché non era troppo tardi per rimediare. Mi aveva ricevuto insieme alla vice sindaco, che ha la delega ai lavori pubblici e all’ambiente.

Piena di speranze, mi sono recata in piazza Martiri della Libertà (ero il 2021), con in tasca alcune foto che mostrassero degli esempi concreti. Era ancora possibile (e lo è tutt’ora) intervenire cercando soluzioni che potessero per lo meno alleviare la questione del calore prodotto dalle auto e quindi dell’inquinamento e quindi dello spreco energetico.

UNO SGUARDO AL MONDO

Forte quindi della mia esperienza professionale, e dopo essermi confrontata con alcuni professionisti con cui collaboro (agronomi e architetti urbanisti) ho voluto brevemente mostrare a Garatti e Ornago che era ancora possibile fare qualcosa.

Ho per esempio portato l’opera che è stata realizzata a Zurigo, ho fatto l’esempio di Rotterdam e delle watersquare, ma la risposta è stata abbastanza fredda, legata come sempre alla disponibilità economica. La proposta che è uscita da quel tavolo è stata: “Perché non fai domanda per far parte del tavolo ambiente?”. Da marzo di quest’anno ne faccio ufficialmente parte.

ESSERE CAPACI DI PROGETTARE CONSAPEVOLMENTE

Comunque, il punto fondamentale è che qualcosa si può ancora fare, non solo per rendere quella piazza più sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche più bella e più fruibile da parte di tutta la cittadinanza.

MFO Park a Zurigo
Watersquare a Rotterdam

Prima di tutto va ribadita l’importanza fondamentale di un approccio progettuale ed urbanistico consapevole e attento al microclima urbano, con rilevazioni e dati specifici che aiutino a capire le necessità. Si parte quindi con uno studio microclimatico dell’area, per favorire la ventilazione naturale, capire come creare l’ombra e l’inserimento di aree verdi. E’ solo con l’analisi dei dati e la ricerca delle necessità che si riesce a progettare in maniera sostenibile. Non ci si può limitare a “Di cosa abbiamo bisogno? Di un parcheggio, di uno spazio per la Power Run e di uno spazio per il mercato”, perché questo approccio è vetusto e superato. Una città moderna necessita di un approccio più serio e ragionato.

Tetti verdi e giardini verticali sono solo un esempio di quello che l’approccio sostenibile può offrire. Le opere NBS restituiscono spazi utili alla socialità, contribuiscono al controllo microclimatico urbano, favoriscono l’evaporizzazione, l’assorbimento di agenti inquinanti e la riduzione di polveri sottili. Inoltre, sono considerati a tutti gli effetti opere per il risparmio energetico, un po’ come fare il cappotto al condominio e il risparmio arriva fino al 30%.

AVERE LE ORECCHIE PER ASCOLTARE

Espen Stoknes, psicologo norvegese, ha detto una frase che rispecchia molto i nostri tempi: “La più grande barriera per risolvere i cambiamenti climatici ha lo spessore di circa 15 cm: lo spazio tra le nostre orecchie”.

Forse, su questi argomenti, è il caso di cominciare ad ascoltare, al di là dei guelfi e dei ghibellini villasantesi, perché sul Titanic purtroppo ci siamo già tutti.

PARENTESI PERSONALE

La parete verde del deposito Atm di Giambellino

Apro una parentesi: forse non tutti sanno che io di lavoro mi occupo proprio di queste cose, cioè, cerco di trovare soluzioni che siano sostenibili per tutto ciò che riguarda i processi di un’azienda e in questo c’è anche l’aspetto infrastrutturale. Cerco cioè soluzioni a 360° che contemplino aspetti legati all’ambiente, alla società e che siano in equilibrio con la necessità di non rinunciare al profitto (People, Planet, Profit).

Le opere NBS (Natural Based Solution) come i tetti verdi e le pareti verdi sono riconosciute come vere e proprie infrastrutture che combinano l’utilità e la capacità di sfruttare il verde per interventi infrastrutturali che abbiano anche la capacità di contrastare gli effetti del riscaldamento globale.

E grazie al questo lavoro ne è stata realizzata una a Milano che sta facendo scuola in tutta Europa per gli effetti che sta avendo a livello estetico, sociale e ambientale, nonché di risparmio energetico.

2 Comments

  1. Sandro Belli ha detto:

    Ottimi progetti

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